Il mio cancro, di Manilio Bordi

COMUNICATO STAMPA

 

Roma, 6 dicembre 2017

 

«Il mio cancro»
Diario di un’esperienza
di Manilio Bordi
 
mercoledì 13 dicembre a Roma
la presentazione del libro
‒ Aula Angelo Celli, Università «Sapienza», ore 15.30 ‒
I diritti d’autore del libro sono stati devoluti a
Fondazione Sanità e Ricerca (Roma), Centro di cure palliative

 

 

 

Sì terrà mercoledì 13 dicembre 2017 a Roma, nell’aula Angelo Celli dell’Università «Sapienza» (piazzale Aldo Moro, 5) – Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive ‒ alle ore 15.30, la presentazione del libro «Il mio cancro» (Aracne Editrice, 2017), scritto dal dr. Manilio Bordi (1943-2017), medico, psichiatra e psicoterapeuta con formazione analitica junghiana.

 

Il libro, nato dal bisogno di fissare il vissuto, le emozioni, le speranze e le paure generate dal cancro che ha fatto irruzione nella vita dell’autore, è un colto e raffinato diario di 337 pagine, in cui la malattia ‒ descritta con la razionalità e la lucida consapevolezza del medico ‒ si interseca con una intensa narrazione umana, psicologica ed emotiva.

 

A presentare il libro saranno Gabriella Cancrini, coniuge di Manilio Bordi e professore associato in Parassitologia; Pier Giorgio Laniso, neuropsichiatra, socio ordinario della Società italiana e internazionale di psicoanalisi (SPI-IPA); Italo Penco, medico, direttore sanitario della Fondazione Sanità e Ricerca e presidente della Società Italiana di Cure Palliative (SICP); Michele Davide Risso, medico specialista in Psichiatria, psicoterapeuta, dirigente medico Asl Roma 1, UOC SPDC San Filippo Neri; con la testimonianza di Antonio Di Marco, infermiere case manager dell’équipe di Fondazione Sanità e Ricerca che ha assistito Manilio Bordi negli ultimi giorni della sua vita. Alla Fondazione Manilio Bordi ha voluto venissero devoluti i diritti d’autore del suo libro.

 

Fin dall’esordio della malattia, l’autore ha sentito fortemente la necessità di scrivere della sua esperienza per poter superare il senso di frammentazione della propria identità e tenere insieme gli opposti ‒ quello che Jung chiama «percorso di individuazione volto allo sviluppo del Sé»: il senso di appagamento per la vita piena del «prima» e la rabbia per la vita residua del «dopo», lungo una via senza scampo, che egli sentiva umiliante per la perdita della propria identità fisica, morale ed emozionale. «La nausea si agita dentro. Sperimento quello che non ho mai provato in barca a vela, neppure nelle condizioni più estreme, quando l’equilibrio diventava precario e l’orizzonte era costituito da una linea in continua oscillazione».

 

Accetta di perdere quello che possiedi, se vuoi conservarlo a lungo dice Dugpa Rimpoce. E Manilio Bordi diceva di voler morire «da vivo». «Al nuovo appuntamento con il chirurgo, oltre a Gabriella, vuole essere presente anche mia figlia Licia. Sono entrambe scosse dalla mia affermazione di non voler sottostare a terapie senza speranza di soluzione, a voler privilegiare qualità e dignità della vita rispetto alla sua durata»

 

Convinto dai familiari e dagli amici a non rinunciare a priori ad un combattimento con la malattia da cui avrebbe potuto uscire vincitore, Manilio Bordi si sentiva come il «Il guerriero» di Henry Moore, mutilato ma deciso a difendere il povero corpo offeso con lo scudo che tiene sollevato. La sua malattia, contro cui ha combattuto per due anni, è tutta nell’immagine significante che questa opera d’arte ci trasmette.

 

Per quanto tessuto con il filo di una prognosi infausta che ha lacerato la trama, il libro ci regala ampie e appassionanti pagine di brillante narrazione, in cui la protagonista principale è la vita; ci prende per mano e ci accompagna per mare e per terra, attraverso paesi vicini o lontanissimi (Abruzzo, isole Eolie, Zermatt, isole San Blas, Namibia, Ladakh, Birmania), fino agli antipodi del mondo. Ci restituisce fervidi spaccati della giovane età e dell’età matura, tutta la ricchezza della vita dell’autore. Ma il libro è anche, nelle intenzioni dell’autore stesso, una testimonianza utile a chi deve svolgere funzioni di assistenza e sostegno a persone in fine vita, confrontandosi quotidianamente con la malattia, il dolore fisico e la sofferenza, responsabili della disgregazione fisica e psicologica della persona: «Non sopporto più questi farmaci, che stanno sgretolando il mio fisico».

 

La presentazione offrirà l’occasione per una riflessione sul valore delle cure palliative (cure di fine vita) che, come sancito dalla Legge 38 del 2010 ‒ anche attraverso l’individuazione delle reti di assistenza dedicate ai malati in fine vita ‒ tutelano il diritto inalienabile della persona a non soffrire.

 

Fondazione Sanità e Ricerca

Comunicazione e Ufficio stampa

Paola Martellini

p.martellini@fondazionesr.it

 

 

La Fondazione Sanità e Ricerca è una organizzazione senza fini di lucro, con sede a Roma, che opera nel settore dell’assistenza socio-sanitaria e svolge attività di ricerca. La Fondazione Sanità e Ricerca è dotata di un Centro per le cure palliative (accreditato con il Servizio Sanitario Regionale) e assiste altresì persone non autosufficienti, affette ‒ in particolare ‒ da malattie neuro-degenerative: Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) e demenza di Alzheimer. Un hospice accoglie trenta persone in fase avanzata di malattia, assistite da équipe multidisciplinari di cure palliative specialistiche. La Struttura offre anche un reparto per i malati di Sclerosi Laterale Amiotrofica ‒ che possono beneficiare di ricoveri di sollievo periodici ed essere assistiti nel fine vita ‒ ed un servizio semi-residenziale dedicato alle persone affette da demenza di Alzheimer, per la riattivazione cognitiva e il mantenimento delle capacità residue. Nei tre servizi – cure palliative, SLA e Alzheimer ‒ è adottato un modello assistenziale integrato, che prevede anche un setting domiciliare, in cui le équipe operano sul territorio per prendersi cura delle persone nel loro domicilio. L’assistenza è modulata sui molteplici bisogni del malato (fisici, psicologici e spirituali) e i familiari sono sostenuti con azioni formative mirate al potenziamento delle competenze per la gestione della malattia. L’attività di ricerca della Fondazione è condotta in collaborazione con Istituti di eccellenza in Italia, per lo sviluppo di progetti innovativi e la realizzazione di dispositivi bio-meccanici e protesici, in grado di facilitare i processi di comunicazione delle persone con SLA.